Istat: in Italia 60,6 milioni di residenti. Aumento dovuto ai migranti
Il "bilancio demografico nazionale" fotografa la situazione al 31/12/2010.La popolazione è aumentata di 286.114 unità (+0,5%). La quota di stranieri è del 7,5%.
Roma, 24 maggio 2011 – Il 31 dicembre 2010 i residenti in Italia erano 60.626.442, con un incremento di 286.114 unità (+0,5%) motivato esclusivamente dall’arrivo di migranti. Questo il dato più importante contenuto nel "bilancio demografico nazionale" Istat.
Roma, 24 maggio 2011 – Il 31 dicembre 2010 i residenti in Italia erano 60.626.442, con un incremento di 286.114 unità (+0,5%) motivato esclusivamente dall’arrivo di migranti. Questo il dato più importante contenuto nel "bilancio demografico nazionale" Istat.
Complessivamente, la variazione della popolazione è stata determinata dal saldo del movimento naturale, pari a -25.544 unità (in particolare, sono nati quasi 7.000 bambini in meno rispetto all’anno precedente, riduzione pari a quella già registrata nel 2009), dal saldo del movimento migratorio con l’estero, pari a +380.085 unità, da un incremento dovuto al movimento per altri motivi e dal saldo interno pari a -68.427 unità. Nel corso del 2010 sono state iscritte in anagrafe 458.856 persone provenienti dall’estero, 16 mila in più rispetto all’anno precedente. La quota di stranieri sul totale dei residenti è del 7,5%: in crescita rispetto al 2009 quando si registravano sette stranieri ogni 100 residenti. L’incidenza della popolazione straniera – rileva l’Istituto di statistica – è molto più elevata in tutto il Centro-Nord (9,9% nel Nord-Ovest, 10,3% nel Nord-Est e 9,6% nel Centro), rispetto alle regioni del Sud e delle Isole, dove la quota di stranieri residenti è, rispettivamente, appena del 3,1% e del 2,7%. Tendenza confermata anche dalla distribuzione dell’incremento della popolazione: più di due terzi nelle regioni del Nord, poco più di un decimo in quelle del Mezzogiorno. Il rapporto rivela inoltre che le famiglie anagrafiche sono 25 milioni e 193 mila; il numero medio di componenti per famiglia è pari a 2,4 e stabile rispetto al 2009. La distribuzione della popolazione residente per ripartizione geografica assegna ai comuni del Nord-Ovest 16.120.067 abitanti (il 26,6% del totale), a quelli del Nord-Est 11.643.194 abitanti (il 19,2%), al Centro 11.950.322 (Il 19,7%), al Sud 14.186.373 (Il 23,4%) e alle isole 6.726.486 abitanti (l’11,1%). Tali percentuali sono pressoché invariate rispetto al 2009.
Nascite in calo. Nel 2010 sono nati 561.944 bambini (6.913 in meno rispetto all’anno precedente, -1,2%) e sono morte 587.488 Persone (4.175 in meno rispetto al 2009). Il saldo naturale, dato dalla differenza tra nati e morti, è risultato negativo per 25.544 unità, che rappresenta il picco negativo dell’ultimo decennio, dopo quello del 2003, quando la mortalità toccò valori elevati per la forte calura estiva. Il saldo naturale è positivo al Sud, specificatamente in Campania e Puglia, ma anche nel Lazio, in Veneto, Lombardia e Sicilia, nelle due province autonome di Trento e Bolzano. Il decremento delle nascite, seppur contenuto, si registra in tutte le ripartizioni, in particolare nelle due isole (-1,8%), nelle regioni del Sud (-1,6%) e del Nord-Ovest (-1,4%), mentre risulta più lieve nel Centro (-0,6%) e nel Nord-Est (-0,8%). I dati confermano la diminuzione delle nascite già osservata l’anno precedente, che aveva interrotto la serie positiva dell’aumento della natalità. L’incremento registrato nel decennio appena concluso era dovuto principalmente all’apporto alla natalità dato dalle donne straniere. Infatti, di pari passo con l’aumento di stranieri che vivono in Italia, anche l’incidenza delle nascite di bambini stranieri sul totale dei nati ha avuto un notevole incremento, passando dal 4,8% del 2000 al 13,9% del 2010; in valori assoluti da quasi 30 mila nati nel 2000 a quasi 80 mila nel 2010. Tuttavia, rileva l’Istat, l’incremento che le donne straniere danno alla natalità non compensa la diminuzione dovuta a quello delle donne italiane (il tasso di fecondità stimato passa da 1,33 a 1,29 nel giro di un solo anno). Non è da escludere, nonostante l’assenza di relazioni dirette di causa-effetto, che la crisi economica abbia avuto ripercussioni negative anche sulla propensione a fare figli. Il tasso di natalità è pari al 9,3 per mille e si presenta come il più basso dell’ultimo decennio.
In flessione i decessi. Il numero di decessi, pari a 587.488, è inferiore di 4.175 unità a quello del 2009. Il tasso di mortalità, specifica l’Istat, è pari a 9,7 per mille, in diminuzione in tutte le regioni, eccetto la Campania e le due province autonome di Trento e Bolzano (dove però presenta valori di gran lunga inferiori alla media nazionale). Complessivamente è più elevato nelle regioni del Centro-Nord, tradizionalmente a più forte invecchiamento. La popolazione straniera contribuisce alla riduzione dei tassi di mortalità, facendo registrare un numero limitato di decessi grazie all’età particolarmente giovane rispetto alla popolazione italiana.
Le grandi città crescono poco. Nei 12 grandi comuni con oltre 250 mila abitanti risiedono poco più di nove milioni di abitanti, pari al 15% del totale. Nel complesso di questi comuni si registra un incremento di popolazione rispetto all’anno precedente pari a 30.015 unità. In termini percentuali l’aumento è dello 0,3%, inferiore a quello del resto del Paese. Così come nel 2009 sono i comuni di Milano, Roma, Bologna e Firenze a evidenziare una lieve crescita mentre gli altri comuni si presentano stabili (Bari e Venezia) o in decremento. In tutti i grandi comuni il tasso di crescita naturale è negativo, con la sola eccezione di Roma, Napoli e Palermo. Il tasso migratorio interno è sempre negativo, a parte Bologna e Milano che presentano un tasso lievemente positivo, a evidenziare un processo di re – insediamento della popolazione che penalizza i grandi centri urbani, in particolare Catania (-8,2 per mille), Napoli (-8,0 per mille) e Verona (-5,9 per mille). Si conferma una generale capacità di attrarre le migrazioni dall’estero: il tasso migratorio estero risulta positivo in tutti i grandi comuni, secondo il consueto gradiente Nord-Sud. In particolare, Milano (13,6 per mille), Bologna (13,5 per mille) e Firenze (12,2 per mille) presentano i tassi più elevati, ma in termini assoluti sono Roma e Milano le mete dei più rilevanti flussi migratori dall’estero.
Nascite in calo. Nel 2010 sono nati 561.944 bambini (6.913 in meno rispetto all’anno precedente, -1,2%) e sono morte 587.488 Persone (4.175 in meno rispetto al 2009). Il saldo naturale, dato dalla differenza tra nati e morti, è risultato negativo per 25.544 unità, che rappresenta il picco negativo dell’ultimo decennio, dopo quello del 2003, quando la mortalità toccò valori elevati per la forte calura estiva. Il saldo naturale è positivo al Sud, specificatamente in Campania e Puglia, ma anche nel Lazio, in Veneto, Lombardia e Sicilia, nelle due province autonome di Trento e Bolzano. Il decremento delle nascite, seppur contenuto, si registra in tutte le ripartizioni, in particolare nelle due isole (-1,8%), nelle regioni del Sud (-1,6%) e del Nord-Ovest (-1,4%), mentre risulta più lieve nel Centro (-0,6%) e nel Nord-Est (-0,8%). I dati confermano la diminuzione delle nascite già osservata l’anno precedente, che aveva interrotto la serie positiva dell’aumento della natalità. L’incremento registrato nel decennio appena concluso era dovuto principalmente all’apporto alla natalità dato dalle donne straniere. Infatti, di pari passo con l’aumento di stranieri che vivono in Italia, anche l’incidenza delle nascite di bambini stranieri sul totale dei nati ha avuto un notevole incremento, passando dal 4,8% del 2000 al 13,9% del 2010; in valori assoluti da quasi 30 mila nati nel 2000 a quasi 80 mila nel 2010. Tuttavia, rileva l’Istat, l’incremento che le donne straniere danno alla natalità non compensa la diminuzione dovuta a quello delle donne italiane (il tasso di fecondità stimato passa da 1,33 a 1,29 nel giro di un solo anno). Non è da escludere, nonostante l’assenza di relazioni dirette di causa-effetto, che la crisi economica abbia avuto ripercussioni negative anche sulla propensione a fare figli. Il tasso di natalità è pari al 9,3 per mille e si presenta come il più basso dell’ultimo decennio.
In flessione i decessi. Il numero di decessi, pari a 587.488, è inferiore di 4.175 unità a quello del 2009. Il tasso di mortalità, specifica l’Istat, è pari a 9,7 per mille, in diminuzione in tutte le regioni, eccetto la Campania e le due province autonome di Trento e Bolzano (dove però presenta valori di gran lunga inferiori alla media nazionale). Complessivamente è più elevato nelle regioni del Centro-Nord, tradizionalmente a più forte invecchiamento. La popolazione straniera contribuisce alla riduzione dei tassi di mortalità, facendo registrare un numero limitato di decessi grazie all’età particolarmente giovane rispetto alla popolazione italiana.
Le grandi città crescono poco. Nei 12 grandi comuni con oltre 250 mila abitanti risiedono poco più di nove milioni di abitanti, pari al 15% del totale. Nel complesso di questi comuni si registra un incremento di popolazione rispetto all’anno precedente pari a 30.015 unità. In termini percentuali l’aumento è dello 0,3%, inferiore a quello del resto del Paese. Così come nel 2009 sono i comuni di Milano, Roma, Bologna e Firenze a evidenziare una lieve crescita mentre gli altri comuni si presentano stabili (Bari e Venezia) o in decremento. In tutti i grandi comuni il tasso di crescita naturale è negativo, con la sola eccezione di Roma, Napoli e Palermo. Il tasso migratorio interno è sempre negativo, a parte Bologna e Milano che presentano un tasso lievemente positivo, a evidenziare un processo di re – insediamento della popolazione che penalizza i grandi centri urbani, in particolare Catania (-8,2 per mille), Napoli (-8,0 per mille) e Verona (-5,9 per mille). Si conferma una generale capacità di attrarre le migrazioni dall’estero: il tasso migratorio estero risulta positivo in tutti i grandi comuni, secondo il consueto gradiente Nord-Sud. In particolare, Milano (13,6 per mille), Bologna (13,5 per mille) e Firenze (12,2 per mille) presentano i tassi più elevati, ma in termini assoluti sono Roma e Milano le mete dei più rilevanti flussi migratori dall’estero.