Convenzione “lavoro decente per i lavoratori domestici”

Convenzione “lavoro decente per i lavoratori domestici”

Roma, 28 aprile 2011 – Si è tenuto, presso la sede di Ginevra dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro nelle giornate del 18 e 19 aprile scorsi,  un incontro tra quadri sindacali provenienti da tutto il mondo, in genere operanti nel settore del lavoro domestico o esperti di immigrazione.
Obiettivo della riunione era affinare la discussione sugli articoli della Convenzione e delle Raccomandazioni “lavoro decente per i lavoratori domestici”,  approvate in bozza lo scorso anno nell’ambito della 99^ Conferenza Internazionale del Lavoro (ILC), dopo un lungo confronto e negoziazioni  tra rappresentanti dei Governi, degli imprenditori e dei sindacati componenti l’OIL a livello mondiale. Erano presenti circa 40 rappresentanti di 21 Paesi. Per l’ILO – ACTRAV erano presenti Luc Demaret  e Dan Cunniah. L’ITUC era rappresentata da Marieke Koning, mentre per la CES era presente Veronica Nilsson. La UIL era rappresentata da Giuseppe Casucci, Coord. Nazionale del Dipartimento Politiche Migratorie della Uil. L’altro esponente italiano presente era un sindacalista Cgil,  Gabriele Guglielmi. Obbiettivo della Convenzione (e delle Raccomandazioni) sul lavoro domestico è l’approvazione di uno strumento di protezione internazionale volto a garantire condizioni di lavoro decente per questo settore che nel mondo conta di oltre 100 milioni di addetti, spesso impiegati irregolarmente o in condizioni di non rispetto dei diritti minimi contrattuali. La bozza di Convenzione,  approvata in via preliminare nel giugno del 2010, è un testo che è stato oggetto di commenti e proposte di aggiornamento da parte degli attori interessati (sindacati, imprenditori governi) nell’anno trascorso, sulla base di un questionario inviato dalla stessa OIL. Nella riunione del prossimo giugno tutti gli articoli del dispositivo dovranno essere nuovamente ridiscussi, affinati e nuovamente votati, nell’ambito della 100^ Conferenza ILC a Ginevra. Una volta che il documento sarà stato votato e (si spera) approvato, la Convenzione – perché sia vincolante – dovrà essere ratificata dai singoli Stati e assunta nella legislazione locale, un processo lungo che potrebbe durare anni e comunque non scontato. All’inizio dello scorso mese di marzo, l’OIL ha pubblicato il Report IV (2)- “Decent work for domestic workers”, chiamato anche “blue report”, il cui testo può essere scaricato da questo sito: http://www.ilo.org/ilc/ILCSessions/100thSession/reports/lang–en/index.htm . Il rapporto è diviso in due parti:
–    Report IV (2)A. Che raccoglie le risposte di governi, datori di lavoro e sindacati alle domande poste dalla stessa OIL, attraverso il questionario e riguardanti la bozza dei documenti (convenzione e raccomandazione) negoziati nel giugno del 2010 (il cosiddetto Brown report);
–    Report IV 8”) B (o Blue report), che contiene le bozze di testo finali della Convenzione e della raccomandazione che saranno usate come base di discussione e negoziato, nell’ambito della 100^ Conferenza Internazionale del Lavoro, il prossimo giugno.
Il cosiddetto Brown Report  permette di controllare le posizioni e preoccupazioni dei rispettivi governi relative alle bozze proposte. Contiene anche le riflessioni delle organizzazioni sindacali, alla luce delle indicazioni proposte da ITUC. Un totale di 87 Stati (tra cui l’Italia) hanno risposto al questionario proposto dall’Oil, dei quali la stragrande maggioranza appoggia la formalizzazione di una Convenzione OIL sul lavoro domestico, completata da una Raccomandazione. Per quanto riguarda le associazioni imprenditoriali, invece, la grande maggioranza preferirebbe l’adozione di una semplice Raccomandazione. Malgrado il supporto della maggioranza dei governi sia una condizione necessaria, essa di per sé non è sufficiente a garantire che i contenuti degli strumenti che verranno adottati non saranno indeboliti o modificati nel secondo round dei lavori della 100th conferenza ILC il prossimo giugno; tantomeno è sicuro che – alla fine delle trattative – i due terzi dei voti validi saranno assicurati. Condizione questa necessaria perché   Convenzione e Raccomandazione sul lavoro domestico siano adottate da parte della Conferenza. In effetti, molti governi e associazioni imprenditoriali hanno indicato di considerare la bozza dei testi approvata lo scorso anno troppo impositiva e troppo dettagliata. Il rischio, dunque, è che si cerchi – nell’ambito del prossimo round di confronto sui singoli articoli – di indebolire i contenuti della bozza proposta, specialmente quelli riguardanti la Convenzione che una volta approvata e ratificata, diventerebbe vincolante per la legislazione dei vari Paesi che decideranno di adottarla. Nella recente riunione all’OIL di  Ginevra si è entrati nel merito dei contenuti più controversi e delle differenze che ancora dividono Organizzazioni Sindacali da Governi e da Associazioni imprenditoriali. Alcune osservazioni, tra l’altro contenute nel Blue Report, concernono punti importanti della bozza di Convenzione e riguardano la:
–    Definizione e campo di applicazione: molti governi sarebbero in favore di una definizione più restrittiva, rispetto a quella contenuta negli articoli 1 e 2. Da parte di alcune OO.SS. invece  c’è la preoccupazione che – escludendo, ad esempio, chi fa lavoro domestico in forma occasionale – non si finisca per tagliar fuori molti lavoratori che operano con multipli datori di lavoro (situazione tipica nel lavoro domestico anche da noi). Nell’articolo 2, inoltre, non è chiaro chi siano le categorie escluse dalla Convenzione e perché;
–    Età minima (art. 4): la Convenzione non fissa una età minima per il lavoro domestico e la delega ai singoli Stati. Questo è considerato dai sindacati rischioso, specie nei Paesi in via di Sviluppo dove la pratica del lavoro infantile è una piaga molto diffusa;
–    Lavoratori Migranti: offerta di lavoro e contratto prima di attraversare la frontiera(art. 7): l’articolo ha suscitato perplessità da parte dei governi europei (secondo alcuni potrebbe essere in contrasto con le norme di libera circolazione). Questa parte è stata poi riformulata, escludendo alcune aree del mondo, ma è ancora oggetto di possibili discussioni in sede di conferenza;
–    Orario di lavoro (art. 10): molti governi considerano la richiesta di fissare un orario anche per i lavoratori domestici troppo rigida e vincolante, mentre gli imprenditori vorrebbero maggiore flessibilità nell’orario;
–    Forme e condizioni di pagamento del salario (art.12): l’articolo si popone di mettere ordine in questo campo limitando l’uso e l’abuso delle forme di pagamento in natura (in uso in molti Paesi in Via di Sviluppo). Molti sindacati vorrebbero che aspetti come l’alloggio, il vitto o altro, siano considerati benefit, a parte della quota pagata come salario, quanto meno del salario minimo. Gli imprenditori sono contrari e molti governi vorrebbero comunque maggiore elasticità;
–    Sicurezza e salute sul lavoro, maternità (artt.13 e 14) – La Convenzione chiede che queste condizioni di lavoro nel settore domestico, non siano meno favorevoli di quelle applicate in altri settori. In particolare si chiede di tutelare i diritti in caso di maternità. Molti governi si sono detti non d’accordo, in quanto considerano la situazione nel lavoro domestico molto particolare. La Convenzione parla, comunque, di una applicazione progressiva;
–    Agenzie d’impiego (art. 17): visti i ripetuti casi di abuso da parte di agenzie d’impiego nei confronti di lavoratori e loro diritti, la Convenzione OIL chiede un maggior uso di ispezioni sul lavoro e la protezione per i lavoratori che denuncino condizioni di irregolarità o violazioni delle norme. Nel caso di lavoro presso una famiglia, le ispezioni possono contrastare con l’inviolabilità del domicilio. Molti governi e associazioni imprenditoriali hanno chiesto una riformulazione di questo articolo ed eventualmente lo spostamento di alcune parti alle Raccomandazioni;
–    Diritto alla privacy (preambolo e art. 9): nelle situazioni in cui il lavoratore vive con il proprio datore di lavoro, si chiede vengano create condizioni di rispetto della privacy per entrambi. Ci sono divergenze sul punto 9 b, in cui si chiede che il lavoratore non sia obbligato ad accompagnare il datore durante le vacanze.
Ancora è stato fatto rilevare nel corso dell’ultima riunione come il settore del lavoro domestico sia a forte presenza di informalità e lavoro nero. In questo senso l’approvazione della Convenzione è condizione certamente necessaria, ma non sufficiente a garantire il rispetto dei diritti sindacali e delle stesse leggi. In questo senso, come già fatto lo scorso anno, la UIL ha suggerito di introdurre (almeno nelle raccomandazioni) un forte richiamo ai governi per combattere il lavoro irregolare, con strumenti non punitivi dei lavoratori sfruttati (in particolare se migranti), e anche attraverso meccanismi premiali per chi i datori che promuovono pratiche di emersione. Infine. In una recente lettera di ITUC è stata sollecitata ai sindacati nazionali membri una attività di lobby nei confronti di governi ed associazioni imprenditoriali al fine di garantire la quota necessaria di due terzi dei voti per appoggiare Convenzione e raccomandazione sul lavoro domestico. In effetti, secondo Ituc, molti Stati Membri della UE sono ancora molto incerti o critici su diversi aspetti contenenti la Convenzione. Ituc e la stessa CES stanno lavorando per ottenere la collaborazione del Parlamento e della Commissione Europea  al fine di influenzare positivamente le posizioni degli Stati membri. A questo proposito, una mozione per una risoluzione a supporto della corrente bozza di strumenti proposti sarà presentata nell’ambito di una sessione plenaria del Parlamento Europeo tra il 9 ed il 12 maggio prossimi.  (vedi allegati). La riunione è terminata con un forte richiamo dei partecipanti a sensibilizzare il proprio governo (e, dove possibile, le controparti datoriali) per appoggiare l’idea di una Convenzione che in fondo stabilisce diritti minimi volti a proteggere i lavoratori nelle aree in cui non esistono leggi e/o contratti collettivi  per il settore. In questo senso è stata preparata una bozza di lettera da utilizzare (allegato).
A cura del Dipartimento Politiche Migratorie della UIL

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