OIL – 100 ^ Conferenza Internazionale del Lavoro

OIL - 100 ^ Conferenza Internazionale del Lavoro

Roma, 22 giugno 2011 – Tra il 1° ed il 17 di questo mese si sono svolti a Ginevra, presso il Palazzo delle Nazioni, i lavori della  Conferenza  dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO), giunta quest’anno alla sua 100ª  Sessione. Al termine della Conferenza, il 17 di giugno,  la chiusura ufficiale poteva vantare a suo credito un importantissimo risultato: l’adozione di nuove norme per la protezione dei lavoratori domestici in tutto il mondo: un popolo “invisibile”, com’è stato definito da molti, spesso privo di diritti.
Un settore fortemente atomizzato con  Paesi dove anche il sindacato è carente o assente (in Asia, Africa o America Latina), e dove le stesse associazioni imprenditoriali sono scarsamente rappresentative, dove dunque il rispetto dei diritti è spesso solo un sogno. Un universo di donne, bambine e uomini che pure è calcolato nel mondo essere di almeno  53 milioni di lavoratori domestici, anche se il numero potrebbe salire a 100 milioni, visto che molti svolgono le proprie mansioni senza avere un contratto regolare. L’83% di questo settore è rappresentato da donne, spesso anche molto giovani, che in Europa quasi sempre sono migranti. I Capi di Stato e di Governo e gli oltre 4000 rappresentanti di governi, organizzazioni datoriali e sindacati provenienti dai 183 paesi membri dell’ILO hanno espresso il loro sostegno a favore dell’Agenda del Lavoro Dignitoso dell’ILO, auspicando un più forte ruolo dell’Organizzazione all’interno del sistema internazionale. La Convenzione – intitolata “lavoro dignitoso per le lavoratrici ed i lavoratori domestici – porta curiosamente il n. 189 (lo stesso della Bossi – Fini). Il testo è accompagnato da una Raccomandazione (n. 201) in cui sono maggiormente specificati e dettagliati gli articoli della Convenzione stessa.  E’ stato questo il risultato di un lavoro durato due settimane che ha coinvolto oltre 180 governi, associazioni imprenditoriali e sindacati da tutto il pianeta. Un lavoro iniziato anni prima e che nel 2010 aveva già prodotto un testo su cui quest’anno si è lavorato per trovare una base comune d’intesa tra governi, imprenditori e sindacati. Nel suo intervento in assemblea generale il Direttore Generale dell’ILO, Juan Somavia ha definito i lavori della 100ª Sessione della Conferenza come il primo passo verso “una nuova era di giustizia sociale”. Con l’adozione della Convenzione del lavoro domestico, infatti, è stato compiuto un decisivo passo avanti verso l’estensione dei diritti per quelle categorie che vivono nell’economia informale e che spesso non godono di alcuna protezione. Per Somavia, questa del 2011 è stata una Conferenza particolarmente importante, ed emblematica per esser la centesima dalla nascita dell’OIL, e particolarmente significativa in quanto “per la prima volta l’Ilo si dota di uno strumento (la Convenzione n. 189 sul lavoratori domestici) che tenta di regolare un settore particolarmente sommerso nell’economia mondiale, quello  del lavoro domestico: un universo che, secondo stime ONU, conterebbe globalmente per oltre cento milioni di lavoratrici e lavoratori. “Credo che i futuri delegati guarderanno ad oggi con orgoglio e diranno: la 100ª Conferenza Internazionale del Lavoro ha visto nascere le premesse per una nuova era di giustizia sociale. Durante questa Conferenza è stata difesa la dignità dei lavoratori domestici, è stata affermata la nuova idea di un sistema di protezione sociale di base, e importanti leader mondiali hanno ribadito ancora una volta che la nostra voce, i nostri valori e le nostre azioni sono necessari per portare maggiore stabilità nel mondo”, ha affermato Juan Somavia. Si tratta di un sostanziale cambiamento di paradigma nello schema tradizionale delle norme internazionali e del Lavoro Dignitoso, perché non è riferito a un gruppo omogeneo di lavoratori, che possa costituire una naturale controparte delle imprese e che quindi possa vantare una solida rappresentanza nelle organizzazioni sindacali. In effetti, la norma è frutto di un confronto avvenuto non solo tra i costituenti dell’ILO, ovvero governi, imprese e sindacati, ma con il coinvolgimento delle organizzazioni e delle associazioni in difesa dei diritti delle donne e degli immigrati. Anche la Confederazione sindacale internazionale ha definito questa Convenzione “una grande vittoria”, ricordando, tuttavia, che ora i governi dovranno ratificarla e applicarla e che l’ILO dovrà fornire indicazioni precise affinché le diverse legislazioni nazionali possano concretamente migliorare in termini di tutela. L’ILO è l’unica Organizzazione tripartita all’interno del sistema delle Nazioni Unite, e ognuno dei suoi 183 Stati membri è rappresentato da due delegati governativi, un delegato delle organizzazioni dei datori di lavoro e un delegato sindacale, che votano in maniera indipendente. I delegati alla Conferenza hanno adottato la Convenzione sulle lavoratrici e i lavoratori domestici, con 396 voti favorevoli, 16 contrari e 63 astensioni, mentre la Raccomandazione che l’accompagna ha ottenuto 434 voti favorevoli, 8 contrari e 42 astensioni. I due testi costituiranno la 189ª Convenzione e la 201ª Raccomandazione adottate dall’ILO dalla sua istituzione nel 1919. La Convenzione è un trattato internazionale vincolante per gli Stati membri che lo ratificano, mentre la Raccomandazione fornisce delle indicazioni dettagliate su come applicare la Convenzione, ma contiene norme che in sé non sono vincolanti. Le nuove norme dell’ILO stabiliscono che i lavoratori domestici di tutto il mondo, che si prendono cura delle famiglie e delle loro abitazioni, sono titolari degli stessi diritti fondamentali nel lavoro riconosciuti agli altri lavoratori: orari di lavoro ragionevoli, riposo settimanale di almeno 24 ore consecutive, un limite ai pagamenti in natura, informazioni chiare sui termini e le condizioni di impiego, nonché il rispetto dei principi e dei diritti fondamentali nel lavoro, fra cui la libertà di associazione e il diritto alla contrattazione collettiva. La Convenzione definisce lavoro domestico quel lavoro svolto in o per una famiglia o più famiglie. I due nuovi strumenti normativi, nonostante coprano la totalità dei lavoratori domestici, prevedono delle misure speciali volte a proteggere i lavoratori che, a causa della giovane età, della nazionalità o delle condizioni di alloggio, possono essere esposti a rischi aggiuntivi rispetto ai loro pari.
Stando alle procedure dell’ILO, la nuova Convenzione entrerà in vigore dopo che due Paesi l’avranno ratificata.
“Aver messo i lavoratori domestici sotto la protezione dei nostri valori è un passo molto importante, per loro e per tutti i lavoratori che aspirano ad un lavoro dignitoso, ma ha anche importanti ripercussioni sulle migrazioni e sull’uguaglianza di genere”, ha precisato Somavia. Nel testo introduttivo, la nuova Convenzione stabilisce che “il lavoro domestico continua ad essere sottovalutato e invisibile e che tale lavoro viene svolto principalmente da donne e ragazze, di cui molte sono migranti o appartengono alle comunità svantaggiate e sono particolarmente esposte alla discriminazione legata alle condizioni di impiego e di lavoro e alle altre violazioni dei diritti umani”. Michelle Bachelet, Direttore Esecutivo dell’Agenzia ONU per le donne, nel corso del suo intervento di fronte alla Commissione della Conferenza, ha affermato che la carenza di lavoro dignitoso fra i lavoratori domestici “non può più essere tollerata”, aggiungendo che UN Women sosterrà il processo di ratifica e attuazione delle nuove norme dell’ILO.
“Abbiamo bisogno di norme efficaci e vincolanti per garantire l’accesso dei lavoratori domestici ad un lavoro dignitoso, di un quadro di riferimento chiaro che guidi i governi, i datori di lavoro e i lavoratori”, ha affermato Halimah Yacob, vice-Presidente nella Commissione Lavoro domestico per parte dei lavoratori, rappresentante di Singapore. Secondo la Yacob, la responsabilità collettiva consiste nel garantire ai lavoratori domestici ciò di cui hanno maggiormente bisogno: il riconoscimento come lavoratori; e il rispetto e la dignità come esseri umani. Halimah Yacob, che da questo mese cessa di essere una sindacalista ed assume l’incarico di ministro degli Affari Sociali a Singapore, è stata la vera anima del movimento che ha portato alla formulazione prima ed alla approvazione poi dei due testi di Convenzione e Raccomandazione. Avvocato ed attivista sindacale nel settore del lavoro domestico Halimah si è dimostrata abilissima nel gestire il dibattito in commissione e la trattativa con imprenditori e governo, allo stesso tempo ferma nei principi e duttile nelle soluzioni. Un ottimo lavoro realizzato anche grazie al prezioso appoggio tecnico di Actrav, presente in Commissione attraverso la persona di Luc Demaret. Le lavoratrici domestiche presenti nella Commissione hanno celebrato con emozione alla fine i risultati positivi del lavoro durato due anni. Paul MacKay, neozelandese,  vice-Presidente nella Commissione per parte dei datori di lavoro, ha dichiarato: “Siamo tutti d’accordo sull’importanza di affrontare il tema del lavoro domestico e di rispondere alle gravi preoccupazioni in materia di diritti umani. Tutti i datori di lavoro riconoscono che è possibile fare dei progressi, tanto per i lavoratori domestici quanto per le famiglie presso le quali lavorano”.
“Il dialogo sociale ha trovato la sua consacrazione qui oggi”, ha affermato il Presidente della Commissione, H.L. Cacdac, delegato del governo delle Filippine, a conclusione della discussione. “Si tratta di un risultato veramente importante”, ha affermato Manuela Tomei, Direttore del Programma condizioni di lavoro e occupazione dell’ILO, definendo le nuove norme “solide, ma flessibili”. La Tomei ha aggiunto che le nuove norme affermano con chiarezza che “i lavoratori domestici non sono né dei servitori né dei membri della famiglia, ma semplicemente dei lavoratori. Da oggi in poi non potranno più essere considerati dei lavoratori di seconda classe”. L’adozione delle nuove norme è il risultato della decisione, presa nel marzo 2008 dal Consiglio di amministrazione dell’ILO, di iscrivere nell’agenda della Conferenza l’elaborazione di un testo in materia di lavoro domestico. Nel 2010, la Conferenza ha tenuto la sua prima discussione e ha deciso di procedere con la stesura della Convenzione e della Raccomandazione che sono state adottate oggi. Il sindacato italiano, quest’anno, era rappresentato alla Conferenza dal Coordinatore politiche Migratorie UIL, Giuseppe Casucci, in funzione di delegato, con supporto di Cinzia Del Rio dell’Ufficio Internazionale UIL, rieletta nel corso dei lavori quale membro del Consiglio di Amministrazione dell’OIL . Altre presenze qualificate: Cecilia Brighi (Cisl), che ha seguito i lavori della Commissione Norme; Giuliana Mesina (Fisascat Cgil), che ha partecipato ai lavori della Commissione Lavoro Domestico. Nella seconda settimana della conferenza sono anche arrivati, Leo Tartaglia e Sergio Bassoli dell’Ufficio Internazionale Cgil. Per la Confindustria era presente Stefania Rossi. Per il Governo italiano, è intervenuta in assemblea generale l’ambasciatrice Laura Mirachian. Nel suo intervento in assemblea generale, Giuseppe Casucci della UIL, delegato alla Conferenza per mondo sindacale italiano, ha rilevato come il sindacato italiano “condivida le osservazioni che il Direttore Generale Somavia ha fatto nel Report  “a new era of social justice”. “Così come, ha detto l’oratore, condividiamo l’idea che la  Convenzione e Raccomandazione sui lavoratori domestici rappresenti uno strumento di  <lavoro dignitoso>  per i lavoratori domestici” e avrà  un carattere storico in quanto, per la prima volta, l’OIL si cimenta in norme volte a  regolare un settore largamente informale, quello appunto del lavoro domestico”. “Approvo pienamente quest’analisi, ha rilevato il sindacalista UIL,  anche perchè in questo settore, che conta nel mondo oltre 100 milioni di lavoratrici, probabilmente il 70 o 80% lavora in condizioni di informalità. C’e’ dunque l’urgenza di sensibilizzare tutti i governi del mondo sulla necessità di misure volte a combattere l’economia sommersa e far emergere il lavoro nero. Senza questa azione, non solo l’applicazione della Convenzione sarebbe limitata, ma risulterà anche difficile combattere la piaga dell’immigrazione clandestina.  A domanda di lavoro sommerso corrisponde, purtroppo, uguale offerta di manodopera sommersa. L’unico modo per limitarne la diffusione non e’ quello di colpire gli immigrati con leggi più dure e con le espulsioni ma, al contrario, colpire l’area patologica di economia in nero che produce sfruttamento, condizioni di clandestinità e dumping”.
Casucci ha anche rilevato come la crisi globale “coincida con una grave crisi demografica che colpisce i Paesi industrializzati, ed in particolare l’Europa. Il vecchio continente ha cercato negli ultimi dieci anni di colmare questo gap con l’arrivo di milioni di migranti. Spesso pero’ , com’è accaduto nel mio Paese, l’immigrazione è stata subita come un fenomeno tumultuoso e non governato, complice l’economia sommersa che in Italia costituisce almeno un quinto di quella complessiva”. Le conseguenze di questa incapacità di governo dei flussi migratori, ha ricordato Casucci,  è stata ed è una forte presenza di lavoro etnico irregolare, con inevitabili conseguenze in termini di dumping sociale. “Ci sono due modi  – ha detto il sindacalista UIL – con cui molte imprese hanno cercato di rispondere alla crisi produttiva: dislocando le proprie aziende in parti del mondo a basso costo della manodopera, oppure sostituendo in Italia la vecchia forza lavoro autoctona con lavoro migrante, spesso mal pagato e con pochi diritti. Oggi in Italia , il trattamento riservato ai lavoratori provenienti da Paesi Terzi, assume spesso carattere discriminatorio”. Secondo uno studio dell’Istituto Italiano di statistica, infatti, nel 2010  i lavoratori migranti regolari hanno percepito in media retribuzioni il 24 % piü basse dei loro colleghi italiani, anche a parità di lavoro svolto. “Se questo accade agli stranieri regolari, ha rilevato l’oratore,  per i molti migranti senza permesso le condizioni di lavoro e di vita sono spesso al limite del tollerabile, come testimoniano purtroppo gravi episodi accaduti in agricoltura al Sud d’Italia. “L’estensione di dumping sociale, ha concluso Casucci,  non è estraneo al sorgere di comportamenti discriminatori o razzisti, spesso istigati da pesanti misure di legge come il pacchetto sicurezza del 2009, e presenti anche nei comportamenti di persone, anche a causa di una pesante e xenofoba campagna mediatica, discriminatoria nello stesso linguaggio che spesso usa quando parla di migranti o di Rom”. Tra gli ospiti che hanno preso parte alla Conferenza vi sono il Cancelliere Tedesco Angela Merkel, il Presidente indonesiano Susilo Bambang Yudhoyono, il Primo Ministro russo Vladimir Putin, il Presidente finlandese Tarja Kaarina Halonen, il Presidente della Tanzania Jakaya Mrisho Kikwete ed il Presidente svizzero Micheline Calmy-Rey, nonché cinque ex capi di Stato e di Governo membri del Club di Madrid.
Principali questioni affrontate nel corso della 100ª Sessione della Conferenza L’affermazione della necessità di una nuova era di giustizia sociale, tema al centro della discussioni del nuovo rapporto del Direttore Generale sulla condizione del mondo del lavoro a seguito della crisi, dal titolo Una nuova era di giustizia sociale (A New Era Of Social Justice) e di un incontro di alto livello composto dai cinque ex capi di Stato e di Governo membri del Club di Madrid. L’adozione, il 16 giugno, di un insieme di nuove norme internazionali volte a migliorare le condizioni di lavoro di decine di milioni di lavoratori domestici in tutto il mondo: la Convenzione n. 189 sul “lavoro dignitoso per le lavoratrici e i lavoratori domestici” e l’annessa Raccomandazione n. 201. La Commissione sull’amministrazione del lavoro ha invitato i governi ad introdurre dei sistemi di amministrazione ed ispezione del lavoro che siano in grado di far fronte alle sfide che emergono in un mondo del lavoro in continua e rapida evoluzione. La Commissione sulla Protezione Sociale ha discusso su come estendere a livello universale la sicurezza sociale, in quanto strumento accessibile ed efficace per promuovere la crescita economica, ridurre la povertà e mitigare l’impatto delle crisi. La Commissione della Conferenza sull’applicazione delle Convenzioni e delle Raccomandazioni ha esaminato 25 casi individuali che coprono una serie di questioni relative alle tematiche dell’ILO.
Quattro incontri di alto livello su: disoccupazione giovanile in Nord Africa, Medio Oriente ed altre regioni; occupazione e giustizia sociale in un’economia globalizzata; ruolo del lavoro dignitoso in una globalizzazione più equa, più verde e più sostenibile; l’idea di una nuova era di giustizia sociale. Questi incontri hanno completato le discussioni sulla condizione del mondo del lavoro a seguito della crisi economica e finanziaria mondiale. La discussione in Conferenza Plenaria del Rapporto Globale dell’ILO sull’uguaglianza nel lavoro, che ha visto l’intervento di Michelle Bachelet, Direttore Esecutivo dell’Agenzia delle Nazioni Unite UN Women, e la firma di un Memorandum of understanding tra UN Women e l’ILO per promuovere l’empowerment delle donne sul posto di lavoro. La realizzazione di una serie di eventi internazionali in occasione della Giornata mondiale contro il lavoro minorile, fra cui il lancio di un nuovo rapporto sui minori impiegati in lavori pericolosi. Un evento speciale sulla Cooperazione Sud-Sud e la cooperazione triangolare dal titolo “Un nuovo sentiero per lo sviluppo sociale”.

Allegati:
Testo della Convenzione 189

Testo della Raccomandazione 201

Interventi  Casucci e dell’Ambasciatore Mirachian

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