Palermo: boom di romeni: “così troviamo lavoro”
Gli immigrati dell’Est per numero di arrivi soppiantano gli africani. Con 34 mila presenze sono la prima comunità dell’Isola. Dal passaparola alla Chiesa, schivando il racket della manodopera. Cinquemila a Palermo tra badanti e colf Poco più della metà ha un contratto
Palermo, 28 ottobre 2010 – Soppiantano gli africani e si fanno strada nel mondo del lavoro, conquistando ruoli spesso indispensabili nell’organizzazione delle famiglie siciliane. Sono i romeni residenti nell’Isola che secondo i dati dell’ultimo dossier Caritas Migrantes sono i primi nella classifica dei cittadini stranieri con 34 mila presenze. Soltanto nella provincia di Palermo se ne contano 5 mila, quasi tutte donne.
Palermo, 28 ottobre 2010 – Soppiantano gli africani e si fanno strada nel mondo del lavoro, conquistando ruoli spesso indispensabili nell’organizzazione delle famiglie siciliane. Sono i romeni residenti nell’Isola che secondo i dati dell’ultimo dossier Caritas Migrantes sono i primi nella classifica dei cittadini stranieri con 34 mila presenze. Soltanto nella provincia di Palermo se ne contano 5 mila, quasi tutte donne.
Prova del fatto che la maggior parte di loro trova impiego soprattutto nei campi legati all’assistenza della persona e della cura della casa. Sono badanti, collaboratrici domestiche e infermiere a domicilio che hanno incrementato il numero delle domande presentate nel 2009 per la regolarizzazione in questi settori: 12 mila in Sicilia, 3 mila fra Palermo e Catania. Metà delle quali aspettano ancora di essere esaminate. "La pressione migratoria dell’est – dice Santino Tornesi, direttore dell’ufficio regionale per le migrazioni della conferenza episcopale siciliana – ha raggiunto anche la Sicilia. E la forte presenza femminile dei romeni sta cambiando il fenomeno. Per cui l’immigrazione è sempre più stabile, europea e dunque più radicata. La comunità africana, invece, sta perdendo spazio nel mondo del lavoro, e sta cambiano il suo flusso migratorio". Ma come si organizzano i romeni che arrivano in città per trovare un primo impiego? Si affidano al passa parola e alla chiesa di Santa Maria in Valverde a largo Cavalieri di Malta. Poi anche alle agenzie e ai patronati. Il giovedì e la domenica pomeriggio girano per la città attraversando i posti di ritrovo della comunità rumena come il Giardino Inglese e la stazione centrale alla ricerca di un lavoro. Tante rumene trovano così un posto come badante a casa di qualcuno anche con l’opzione vitto e alloggio inclusi. Un impegno mensile per uno stipendio che oscilla fra 500 e 600 euro, o anche a ore con una tariffa che si aggira intorno ai 7 euro. La chiesa, però, con Ionel Sorinel Barbarasa, arciprete della diocesi ortodossa romena d’Italia, rimane l’attracco più sicuro. "Indirizziamo sempre gli ultimi arrivati in chiesa – dice Rodica Agape, presidente di un’associazione che offre un supporto burocratico a chi arriva in città – il nostro prete cerca sempre di dare una mano, prova a trovare un lavoro e una sistemazione a chi ha lasciato la Romania e ancora non conosce una sola parola di italiano". Gli stessi romeni, però, denunciano una forma di racket legato alla ricerca del lavoro. Una sorta di pizzo sugli ingaggi. "Chi non ha punti di riferimento – dice Mariana che adesso lavora come collaboratrice domestica – finisce nelle mani sbagliate. Anche nelle realtà religiose o nelle associazioni, gestite da romeni, è facile che ti chiedano dei soldi per trovarti un lavoro. Minimo cento euro. Ti garantiscono delle cose che poi non sono vere. Intanto, però, hanno guadagnato qualcosa. Spesso parlano di "offerta", di "donazione" alla comunità religiosa dei romeni. In realtà sono solo connazionali che sfruttano la disperazione dei loro simili".
di CLAUDIA BRUNETTO, La Repubblica