Tunisia: Sindacato UGTT Chiede sostegno allItalia
Roma, 4 maggio 2011 – Un’economia tunisina che non torni a crescere “potrebbe causare l’aborto della Rivoluzione dei Gelsomini. Per questo, se si investe oggi in Tunisia, si investe anche nella rivoluzione e quindi si diventa suoi partner”. Lo ha detto Habib Jerjir, vicesegretario generale del Ugtt (Union Générale Tunisienne du Travail) di Tunisi, il sindacato tunisino che con una sua delegazione, composta anche dal segretario generale Noureddine Tabboubi e dal vice segretario Zied Lakhdhar, questa mattina ha tenuto una conferenza stampa presso la sede nazionale della Uil.
La prima visita all’estero compiuta dall’Ugtt dopo la rivoluzione del gennaio scorso è stata resa possibile dall’impegno e dall’intermediazione della Uil – i due sindacati intrattengono rapporti da altre 20 anni – e prevede una serie di incontri che si protrarranno fino al 9 maggio con il sindaco di Roma Gianni Alemanno, il presidente della Provincia di Roma Nicola Zingaretti, l’assessore regionale al Lavoro Mariella Zezza e alcune associazioni imprenditoriali. Per la Uil erano presenti all’incontro il segretario generale di Roma e del Lazio Luigi Scardaone, la segretaria confederale responsabile delle politiche internazionali Anna Rea, il Segretario Confederale con delega per l’immigrazione Guglielmo Loy e il responsabile del dipartimento internazionale di Roma e del Lazio, Francesco Fatiga. Il sindacato tunisino, che è stato una delle forze trainanti della lotta per la libertà e per la conquista di un nuovo modello istituzionale, è attualmente impegnato nell’affrontare i problemi occupazionali e di gestione sociale che affliggono il Paese. Il vicesegretario Zied Lakhdhar ha affermato: “Contiamo sul vostro appoggio per sostenere la Tunisia in questa fase di transizione. Abbiamo bisogno di investimenti e sostegno in vista della stagione turistica. Da noi – aggiunge – ci sono 400 mila famiglie che vivono con il turismo e il fallimento della stagione inciderebbe anche sulla stabilità politica e ostacolerebbe il processo di transizione democratica, dando fiato alle forze controrivoluzionarie, che nel Paese ancora ci sono”. Habib Jerjir aggiunge poi che oltre alla temuta riduzione del turismo europeo, a causa degli eventi in corso nel Nord Africa “abbiamo perso anche i molti turisti libici che venivano in vacanza da noi”. Ad aumentare l’instabilità nel paese contribuisce anche “il problema dei rifugiati somali ed etiopi, che ha un enorme impatto sulla nostra economia”. Riguardo invece ai flussi migratori verso l’Italia, Lakhdar è cosciente del fatto che “dovremo cercare di fare del nostro meglio, e lo faremo, per migliorare e regolarizzare il flusso dei nostri cittadini in Italia”. Nel corso della conferenza stampa si è parlato anche del Processo di Barcellona – noto anche come Partenariato euro mediterraneo: il nome con cui si indica la strategia comune europea per la regione mediterranea – A tal proposito Zied Lakhdhar ha parlato di “un insuccesso del Processo, che è legato alla mancata risoluzione della questione israelo-palestinese e dalla mancanza di geopolitiche di equità tra le due sponde del Mediterraneo”. La segretaria confederale responsabile delle politiche internazionali Anna Rea è concorde con le ragioni espresse dal suo collega tunisino, aggiungendo che esiste il problema di “un’Europa che va avanti a due velocità, dove quella del Nord pesa maggiormente dal punto di vista politico ed economico”. Di fronte a questo squilibrio però “Le rivoluzioni del Nord Africa possono incidere positivamente, favorendo un riequilibrio dei rapporti all’interno di un’Europa e che non sia più quindi unidirezionale”. Il segretario generale della Uil di Roma e del Lazio Luigi Scardaone ha ricordato che nella giornata di oggi la delegazione tunisina incontrerà la Camera di Commercio di Roma, mentre domani sarà la volta del confronto con il sindaco Alemanno, nella mattina, e con il presidente Zingaretti, nel pomeriggio. Venerdì 6 maggio poi sarà la volta dell’incontro con l’assessore regionale al lavoro Mariella Zezza. “Abbiamo ricevuto risposte positive dagli enti locali – dichiara Scardaone – Quello che intendiamo sostenere è un percorso che ci porti a formare i lavoratori tunisini nel loro paese, favorendo occasioni per lo sviluppo sul territorio”. Scardaone afferma poi che dai contatti avuti con istituzioni e associazioni prima degli incontri dei prossimi giorni “abbiamo avuto rassicurazioni circa la possibilità di realizzare un progetto: ci sono imprese disponibili a scommettere sul Maghreb, portando lavoro. Questo – conclude – è il nostro modo stare loro vicino: non solo quindi a parole, ma con l’operatività”. (Kat)